Gestire un’azienda non vuol dire soltanto focalizzarsi sulla produzione, i processi e i profitti, ma in egual misura e prima di tutto ciò, porre attenzione a chi, e come, opera affinché tali obiettivi vengano raggiunti.

A decretare il successo e determinare le performance di un’azienda non sono solo competenza tecnica, preparazione teorica e abilità pratica, ma anche personalità, interazione e atteggiamento nell’espletare e interpretare il ruolo ricoperto all’interno di essa. La consapevolezza di reclutare personale idoneo a ricoprire i vari ruoli in uno specifico contesto sotto entrambi i punti di vista, ha portato a differenziare le competenze nelle ben note hard skills e soft skills, una differenza che proprio in questo ultimo periodo di enormi cambiamenti è bene ricordare e sulla quale è dunque fondamentale portare l’attenzione sia di chi cerca occupazione che delle aziende in fase di reclutamento.

Le hard skills si identificano con gli studi, la formazione, la preparazione e le capacità teoriche/pratiche/tecniche di un candidato/dipendente o collaboratore, come:

  • Conoscenza di una o più lingue straniere
  • Attestati di uno o più corsi frequentati
  • Utilizzo di uno o più programmi o pacchetti informatici
  • Utilizzo di specifici e vari strumenti o macchinari destinati alla produzione

Le soft skills parlano di chi si ha di fronte e racchiudono caratteristiche personali e attitudini che poco o nulla hanno a che fare con i vari percorsi di studi e le conoscenze acquisite attraverso di essi, si tratta di capacità che ogni individuo possiede e utilizza nell’interazione con l’altro e nell’affrontare le situazioni in cui si trova mostrando quella che viene definita “intelligenza emotiva”. In esse si annoverano:

  • Capacità di problem solving
  • Adattabilità a diversi o nuovi contesti
  • Creatività e proattività
  • Attenzione e valorizzazione ai e dei dettagli
  • Resistenza allo stress
  • Elevata capacità organizzativa
  • Motivazione
  • Orientamento agli obiettivi
  • Lavoro di squadra
  • Comunicazione efficace
  • Diplomazia

Da questo elenco, non esaustivo, chiaramente, ben si comprende come tali capacità, definite anche “competenze trasversali” non solo sono difficilmente rintracciabili e misurabili, ma anche difficilmente apprendibili se non dietro un percorso di vita e una serie di esperienze che non hanno nulla a che fare con lo studio nozionistico. Possedere importanti soft skills di solito è il risultato di un lungo cammino, in alcuni casi facilitato dal carattere, in altri da dure e determinanti prove sul campo che offrono l’opportunità di capire reazioni, possibilità e limiti.

Da qualche anno ormai è chiaro a tutti quanto sia importante il giusto equilibrio tra hard skills e soft skills, e da anni, ormai, le aziende, i recruiters e i candidati studiano, definiscono e perseguono il raggiungimento di questo obiettivo. Ma perché le soft skills sono diventate così importanti?

Dal Linkedin Global Talent Report l’89% di professionisti del settore coinvolti pensa che quando le nuove assunzioni non funzionano, generalmente dipende da una carenza di competenze trasversali, e, allo stesso tempo, uno studio della piattaforma Monster, Monster’s Future of Work: Global Hiring Outlook (Il futuro del lavoro secondo Monster: prospettive globali di assunzione) ha evidenziato quelle che sono le richieste più frequenti dei datori di lavoro: affidabilità, lavoro di squadra/collaborazione, flessibilità e risoluzione dei problemi, cioè, ancora, competenze trasversali.

Ma come è possibile per un datore di lavoro rintracciare tali competenze, stabilire quali siano le più importanti per un determinato contesto lavorativo e, eventualmente, rafforzarle nei propri dipendenti?

Molto utile è l’organizzazione dei giochi di ruolo, in azienda o in sede di colloquio approfondito, attraverso i quali mettere alla prova il personale o i candidati in specifiche condizioni di lavoro osservandone le capacità comunicative, la gestione delle proprie responsabilità e/o di eventuali criticità in modo da valutarne anche la sopportazione dello stress.

Importante potrebbe essere, allo stesso modo, analizzare la comunicazione scritta prestando attenzione allo scambio di email che con i vari dipendenti si è intrattenuto per leggerne l’atteggiamento e la disposizione. Il modo di scrivere, le parole utilizzate e il tono del messaggio rivelano molto di una persona.

I datori di lavoro sono consapevoli che se un team manager, seppur ingegnere, ad esempio, quindi in possesso delle hard skills necessarie a ricoprire quel ruolo, non è in grado di coinvolgere la propria squadra, di comunicare efficacemente con essa e di motivarne i componenti, sarà molto arduo raggiungere un obiettivo comune e a lungo andare potrebbe rivelarsi anche molto costoso. Pertanto: le hard skills sono la base imprescindibile dalla quale partire, ma in aggiunta sono necessarie le soft skills per garantire continuità ed efficacia al rapporto di lavoro.

Rivelatore di quanto importanti e a volte determinanti siano le soft skills potrebbe essere anche il caso in cui, di fronte a progetti e interventi di consulenza orientati a migliorare le performance di un’azienda, sono proprio i responsabili di settori chiave, quando non addirittura i titolari stessi, a costituire l’ostacolo più grande da aggirare, il soggetto più difficile con il quale comunicare perché meno ricettivo e propenso al cambio di prospettiva e di organizzazione, con scarsissime capacità di adattamento e flessibilità.

In questo contesto risulteranno determinanti anche le soft skills dei vari consulenti in termini di diplomazia, comunicazione efficace, pazienza, perseveranza, ascolto e persuasione.

In ognuna di queste situazioni, però, che si tratti di datori di lavoro alla ricerca di candidati, che debbano affidarsi ai team manager di turno o alla consulenza richiesta, consulenti che debbano accordarsi e farsi seguire da titolari o responsabili, responsabili o team manager che a loro volta debbano farsi seguire dalla propria squadra, lavoratori che debbano condividere e collaborare con i propri colleghi, le interazioni interpersonali risultano determinanti e a condurle sono proprio le competenze trasversali e il modo in cui esse vengono, ove necessario, stimolate.

Perché in fondo sono le persone a fare la differenza.

Scritto da Anna Minutillo

Photo by Helena Lopes on Unsplash


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