Da molti anni ormai l’attenzione e la sensibilità verso tematiche di salvaguardia dell’ambiente e tutela dei diritti accompagnano i dibattiti internazionali e animano l’opinione pubblica nei confronti delle politiche dei rispettivi governi. L’ultimo impegno che la comunità internazionale si è assunta in questa direzione, nel settembre 2015, è l’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, meglio conosciuta come Agenda 2030 perché il 2030 è l’anno entro il quale ci si propone di raggiungere gli obiettivi in essa contenuti, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) o Sustainable Development Goals (SDGs) il cui fine ultimo riguarda: eliminazione delle disuguaglianze, salvaguardia dell’ambiente e lotta alla fame e alla povertà.

Il concetto di Sostenibilità d’Impresa nasce e si sviluppa all’interno di queste dinamiche e reca con sé l’urgenza di costruire nuove identità aziendali che si ispirino agli stessi valori fondanti tale guida. Identità che non possono più ignorare il contesto in cui operano, gli attori coinvolti nel loro funzionamento e le risorse che impiegano per il proprio sostentamento e sviluppo, vale a dire la Triple bottom Line, o Teoria delle Tre P (Pianeta, Profitto, Persone) elaborata da John Elkington, il fondatore dell’organizzazione internazionale SustainAbility.

In base a tale teoria un’azienda può definirsi sostenibile se la sua organizzazione prevede:

  • Utilizzo di risorse che non minaccino la conservazione e la qualità delle risorse naturali (Sostenibilità ambientale)
  • Politiche e pratiche volte a migliorare la qualità della vita, la sicurezza e i servizi dei cittadini (Sostenibilità sociale)
  • Attuazione di strategie che mirino a garantire reddito e efficienza economica (Sostenibilità economica)

Integrando insieme le tre forme di sostenibilità, e rendendo questo processo sistemico, l’azienda genera valore nel medio e lungo periodo garantendo la crescita non solo del proprio business, ma anche della comunità in cui è inserita, migliorando le condizioni di tutti gli operatori che alimentano la sua catena produttiva. Lo sviluppo sostenibile mira a soddisfare le necessità della propria comunità garantendo al tempo stesso risorse e possibilità alle generazioni future.

Strettamente connessa alla Sostenibilità d’Impresa è la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) che la Commissione Europea nel Libro Verde del 2001 definisce come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

La Sostenibilità d’Impresa è dunque l’obiettivo da raggiungere, l’ideale a cui tendere, la Responsabilità Sociale d’Impresa riguarda invece le partiche messe in atto, su base volontaria, da ogni azienda che punti a tale traguardo e si assuma tale impegno. L’impresa si identifica in una mission, una buona causa che diventa, in questa compagine, il fine a cui tutti gli attori tendono e verso cui convergono.

La Sostenibilità d’Impresa deve diventare parte integrante della cultura dell’azienda e attuarsi attraverso diverse azioni e fasi.

Diventa importante che il management restituisca senso alle persone all’interno della propria organizzazione dando loro fiducia e favorendo le relazioni al fine di superare l’individualismo e la frammentazione. Valorizzi gli stakeholders attraverso il rispetto dei loro diritti e delle loro condizioni, superando il concetto d’impresa come strumento di interessi per coltivare invece l’idea di impresa come comunità. In questo senso il profitto non è il solo fine dell’impresa, ma condizione importante per il suo sviluppo.

Una volta stabilita la politica aziendale in questo senso, ci si concentra sulla sostenibilità del prodotto: il materiale utilizzato per realizzarlo, i processi di lavorazione necessari ad ottenerlo, e le tappe per distribuirlo. I principi dell’economia circolare rispondono in maniera efficace ai criteri di sostenibilità, laddove si lavora un prodotto riutilizzabile, riconvertibile e magari ottenuto con materiali riciclabili, riciclati o con l’impiego di risorse e energie alternative che non impattino sull’ambiente. Riutilizzare gli scarti di lavorazione permette inoltre di superare il concetto di rifiuto, dando nuovo valore alla materia e all’energia che in determinati processi andrebbe persa e sprecata. Tutta la catena produttiva è interessata dai principi di sostenibilità fino a mettere eventualmente in discussione fornitori, distributori o partner a diversi livelli che in qualche modo non rispondano di essi, nonostante a volte ciò comporti l’aumento dei costi della supply chain.

Importante è anche la formazione del personale su temi di Responsabilità Sociale d’Impresa e ambiente, l’attivazione di welfare per i lavoratori e monitoraggio del clima aziendale oltre che di modelli organizzativi per la gestione e il controllo dell’impresa sostenibile, riduzione di costi e sprechi attuabile con investimenti in innovazione e tecnologie, adozioni di sistemi di gestione ambientale, della qualità, di sicurezza e salute sui posti di lavoro, degli illeciti e della corruzione, coinvolgimento del territorio nei piani di sviluppo aziendale, sia con soggetti pubblici che privati.

La portata di concetti quali Sostenibilità d’Impresa e Responsabilità Sociale d’Impresa è ben comprensibile se si pensa che in seno alla BRT (Business Round Table), una delle più grandi organizzazioni a cui fanno capo importanti leaders economici quali i vertici di Google, Amazon, General Motors, JPMorgan, Apple ecc…, è stato ufficialmente dichiarato, in un documento, l’impegno a:

  • “investire nei nostri dipendenti” compensandoli equamente e puntando sulla formazione;
  • promuovere “la diversità e l’inclusione, la dignità e il rispetto”;
  • “trattare in modo equo ed etico con i nostri fornitori”;
  • “supportare le comunità in cui lavoriamo”, proteggendo l’ambiente e adottando pratiche sostenibili;
  • “generare valore a lungo termine per gli azionisti che forniscono il capitale che consente alle aziende di investire, crescere e innovare” sostenendo anche l’impegno alla trasparenza.

In un mondo sempre più sensibile a tematiche ambientali, sociali ed economiche viste come strettamente interconnesse e inscindibili dal benessere collettivo, dove il rispetto di alcune regole dettate da precisi valori si è dimostrato fondamentale in questo ultimo anno di profonda crisi, i vantaggi di indentificarsi con la Responsabilità e la Sostenibilità in un’ottica di business è notevole.

L’opinione pubblica ritiene ormai necessari i cambiamenti di rotta in questo senso: il 46% delle aziende ritiene che sia in aumento il numero di clienti e di fidelizzazioni verso realtà green, così come il 35% ritiene che aziende di questo tipo aumentino notevolmente notorietà e posizionamento. L’attenzione crescente del consumatore in tal senso permette di superare la pratica del greenwashing (operazione di marketing volte a presentare solo una facciata di sostenibilità), ormai ritenuta inefficace e controproducente.

Adottare strategie di sviluppo sostenibile per un’azienda significa investire in riorganizzazione, formazione, materie prime: un’operazione costosa e impegnativa che spesso deve appoggiarsi a finanziatori e attori economici importanti. Per accedere al credito destinato alle aziende che rispondono a questa sfida è fondamentale possedere  precisi requisiti.

In Italia il Gruppo Crif, organizzazione specializzata in sistemi di informazioni creditizie e business information, analitycs, soluzioni digitali e open banking, è attivo da anni nella valutazione ESG (Environmental, Social and Governance) delle imprese da parte di player finanziari in stretta connessione con i sistemi tassonomici dell’UE.

Dal sito web dell’azienda si può leggere un intervento di Alessandro Boaro, Senior Manager Data Science & Business Application, in seno al meeting Dati, Analytics e AI per la Sostenibilità organizzato da ABI Lab, in cui vari professionisti si sono confrontati su tecnologie e strumenti a supporto della finanza sostenibile e che qui riproponiamo:

Attraverso un approccio data driven CRIF ha costituito un repository contenente informazioni pubbliche, dati provenienti dal patrimonio informativo del Gruppo, open data di settore e area geografica di riferimento; la combinazione di queste informazioni ha permesso di sintetizzare uno score che, attraverso una classificazione in cinque classi, fotografa il livello di adeguatezza di un’azienda rispetto ai fattori ESG (Environmental, Social and Governance). Inoltre, CRIF ha sviluppato una piattaforma, denominata CRIF ESG, che permette di raccogliere una serie di informazioni di prima mano direttamente dall’azienda stessa, andando con queste ad arricchire ulteriormente lo score ESG della controparte”.

Del Gruppo Crif, inoltre, fa parte la società CRIBIS, specializzata in informazioni commerciali su aziende italiane ed estere, che ha sviluppato CRIBIS ESG, un portale interamente dedicato alle PMI e alla sostenibilità. Attraverso questo servizio è garantita la trasparenza delle politiche aziendali necessaria a costruire una filiera sostenibile e a ottenere accesso ai finanziamenti degli Istituti di credito e fondi pubblici.

Le opportunità per scegliere e attuare strategie sostenibili ci sono e vanno colte per rimanere al passo e rispondere di esigenze fondamentali per il pianeta, la comunità e lo sviluppo. Ogni realtà, dalla più grande alla più piccola, è chiamata ad affrontare questa sfida. Un’identità, una mission e principi saldi su cui far crescere entrambe, sono la carta vincente e le basi solide per crescere nella trasformazione.

 Scritto da Anna Minutillo

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