Il contesto

Non passa giorno, ormai, in cui non si ha notizia di aziende e attività costrette a misurarsi con costi produttivi e spese che spesso ne minacciano la sopravvivenza. Il fenomeno ha natura globale.

Secondo un rapporto McKinsey, “nel primo trimestre del 2022 i prezzi del gas a breve termine sulla più grande borsa europea sono stati cinque volte superiori rispetto alla media del 2021” portando molte aziende ad alta intensità energetica di alcuni settori ad un aumento dei costi di produzione di circa il 50%.

In Italia, dell’ultim’ora è l’allarme lanciato da Confesercenti secondo cui, a causa dell’aumento di luce e gas, sarebbero 90.000 le imprese a rischio chiusura, mentre un 10% circa si avvicina al fallimento: diventa urgente cercare soluzioni che possano arginare queste situazioni.

Negli ultimi anni si è tanto riflettuto, e in parte anche realizzato, sulla sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività industriali e di un sistema economico che ha con il tempo divorato gran parte delle risorse del pianeta. Crisi climatica, pandemia e conflitto russo-ucraino sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Le possibili strade da percorrere, secondo McKinsey, non solo per mitigare l’impatto economico e ambientale, ma anche per diventare o rimanere competitivi aumentando redditività futura, sono l’efficienza energetica e la decarbonizzazione.

Probabilmente può sembrare banale sottolinearlo, ma in verità non è affatto scontato considerare la gestione dell’energia come uno dei fattori determinanti il fatturato di un’azienda: una corretta gestione dell’energia porta a una considerevole riduzione degli sprechi e a un’importante ridefinizione del bilancio.

Ridurre sprechi e consumi, inoltre, porta benefici anche al consumatore, che vede ridurre i costi in bolletta, e alla società tutta che godrà degli effetti della diminuzione delle emissioni inquinanti di derivazione industriale.

In Italia il cambio di passo dipende ancora molto sia dalla cultura, che ancora necessita di sensibilizzazione, e sia dalla disponibilità economica di molte realtà che faticano a pensare di disporre investimenti per innovare processi e modificare modus operandi, con una prospettiva di miglioramento a lungo termine.

Dal punto di vista normativo lo Stato italiano ha istituito l’obbligo di efficientamento energetico per tutte le grandi aziende considerate ad alta intensità energetica, cioè a regime di notevole utilizzo di energia.

 

Efficientamento energetico

Ma quali sono i passi che conducono alla progettazione e realizzazione di un processo di efficientamento energetico? E come esso può costituire una opportunità per le PMI?

La prima operazione consiste nella Diagnosi energetica, un’analisi dettagliata (Audit Energetico) della quantità di energia utilizzata dalle aziende: attraverso di essa si individuano i margini di miglioramento/risparmio, ottimizzando il consumo. La diagnosi energetica è la base del piano di energy management aziendale.

I soggetti preposti ad effettuare una corretta Diagnosi energetica sono le ESCo (Energy Service Company) e gli EGE (Esperti in Gestione dell’Energia) che, con adeguata strumentazione ed esperienza accompagnano l’azienda verso l’ottenimento dei Tee (Titoli di efficienza energetica), altrimenti detti Certificati Bianchi.

Essi non sono dei semplici attestati, ma dei veri e propri valori economici attribuiti all’azienda: ogni certificato bianco corrisponde al mancato consumo di una Tonnellata Equivalente di Petrolio (TEP) che all’azienda viene riconosciuto attraverso un contributo.

I Certificati Bianchi vengono riconosciuti dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), una società statale preposta alla verifica dei requisiti necessari, e poi emessi dal GME (Gestore dei Mercati Energetici) su appositi conti.

PMI e opportunità

Per incentivare le PMI a intraprendere questo percorso, sono stati istituiti, attraverso decreto, programmi regionali di cofinanziamento a tale impegno; e, allo stesso tempo, è bene sottolineare la caratteristica peculiare delle ESCo sopracitate che risparmiano alle aziende interessate l’investimento diretto: dal sito delle Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, si legge: “Una ESCo è dunque un’impresa in grado di fornire tutti i servizi tecnici, commerciali e finanziari necessari per realizzare un intervento di efficienza energetica, assumendosi l’onere dell’investimento e il rischio di un mancato risparmio, a fronte della stipula di un contratto in cui siano stabiliti i propri utili. Non si limita quindi a fornire semplicemente le risorse finanziarie con le quali l’imprenditore realizzerà autonomamente l’investimento perché deve infatti possedere, in proprio o tramite gruppi collegati, le adeguate competenze tecniche e le disponibilità economiche necessarie per realizzare quanto le è stato commissionato, offrendo anche flessibilità in base alle esigenze di chi ha richiesto i relativi servizi.”

Decarbonizzazione

Quando si parla di efficientamento e risparmio energetico non si può prescindere dal considerare la necessità di avviare parallelamente, un processo di decarbonizzazione, necessario a perseguire gli obiettivi di sostenibilità stabiliti a livello internazionale: ci si rende sempre più conto che la dipendenza da fonti di energia tradizionali non è più né perseguibile né tanto meno sostenibile, in termini ambientali e in termini economici. L’attenzione e la sensibilità verso questa tema stanno gradualmente portando le grandi compagnie a selezionare partner e fornitori che perseguano una politica net-zero: la supply chain è infatti una degli ingranaggi maggiormente coinvolto nel consumo di energia e le aziende, anche piccole e medie imprese, che ne fanno parte, devono ritarare i loro obiettivi e le loro politiche in questa direzione se desiderano rimanere competitive e conservare credibilità e adeguatezza.

Aiuti dal MISE

Il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, ha appena firmato un decreto ministeriale che si aggancia al Quadro temporaneo degli aiuti di Stato approvato dalla Ue per fronteggiare i danni arrecati dalla guerra russo-ucraina: “Le aziende colpite dai danni per la guerra ora potranno contare su altre misure che agevolano programmi e innovazioni per la tutela ambientale. Un sostegno per l’industria stretta tra gli effetti negativi della guerra e il caro energia”, afferma il ministro.

L’attuazione dei programmi di sviluppo previsti in queste misure si basa su appositi contratti di sviluppo applicabili in diverse modalità: finanziamento agevolato, contributo in conto impianti o in conto interessi, contributo diretto alla spesa, da concordare di volta in volta tra azienda e ministero.

I suddetti aiuti sono indirizzati alle aziende con programmi di sviluppo finalizzati alla riduzione sostanziale del consumo di energia e anche all’attuazione di processi di decarbonizzazione: l’obiettivo è quello di ridurre del 40% le emissioni di gas serra attraverso l’utilizzo di fonti alternative di energia e di materie prime nel processo produttivo, fonti di energia quali idrogeno rinnovabile e idrogeno elettrolitico.

Aiuti contemporaneamente accessibili anche a quelle aziende che, in alternativa, dimostrino il taglio di circa il 20% del consumo di energia. In entrambi i casi, i miglioramenti devono essere rapportati alla media dei cinque anni precedenti.

In questo momento delicato e difficile di grande trasformazione, non si dimentichi il forte apporto che la tecnologia può dare: la digitalizzazione è un vero e proprio denominatore comune tra il processo di efficientamento energetico e il processo di decarbonizzazione. Machine learning, big data, analisi predittiva sono tutti indispensabili strumenti di lettura e analisi delle situazioni di partenza e di interpretazione e progettazione di situazioni e configurazioni successive.

Le aziende necessitano di un quadro il più possibile chiaro del contesto per poter effettuare la scelta di trasformazione più adatta alle loro esigenze: le opportunità ci sono, occorre solo saperle individuare.

Scritto da Anna Minutillo

Photo by Tommy Kwak on Unsplash


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