Che cosa c’è dietro il successo di un’azienda? Quali sono gli elementi che ne rendono lunga la storia e ne caratterizzano il profilo, il passo e la crescita?

Queste sono solo alcune delle domande che abbiamo posto all’ospite della nuova rubrica “Le nostre storie”.
Lui è Giorgio Cangini e ci regala gli ultimi trent’anni della sua vita da imprenditore intuitivo, appassionato, coraggioso.

Buona visione!

Benvenuti dallo Studio MMs Advice, io sono Anna Minutillo e oggi inauguriamo la rubrica, “Le nostre storie”, con un ospite d’eccezione: Giorgio Cangini, fondatore del marchio Cangini e dell’azienda Cangini Benne, leader nella produzione, all’interno del settore movimento terra di attrezzature, benne ed attacchi rapidi made in Italy e distribuite in tutto il mondo.

Signor Cangini benvenuto.

 Da dove e come nasce questa lunga storia di successo?

Questa storia nasce a Pagno, un paesino nel Comune di Sarsina, dove abitavo con i miei genitori. Io facevo un altro lavoro e volevo cambiare la mia vita. È arrivata l’opportunità di sviluppare un nuovo progetto che si chiamava Metalmeccanica: la lavorazione dell’acciaio in particolare nel settore delle benne, benne per escavatori. C’erano tanti concorrenti che facevano benne, ma nessuno le faceva per i mini escavatori, che venivano fuori in quel periodo lì. Nessuno voleva fare le benne per i mini escavatori perché lo si riteneva una perdita di tempo e allora io ho preso questa nicchia di mercato che in 8-10 anni è cresciuta tantissimo. È cresciuta tantissimo perché i grandi lavori vanno manutenuti, seguiti, curati attraverso piccoli lavori che una volta si facevano con il badile, ma oggi il badile non vuole usarlo più nessuno e quindi si usano i mini escavatori. Per questo motivo questo mercato ha avuto un enorme incremento e noi, che siamo partiti all’inizio di esso, siamo stati avvantaggiati. Siamo partiti da Pagno, un paesino sulle colline, i monti di Sarsina, siamo cresciuti e io ho cominciato a fare il commerciale in giro per l’Italia: tutti volevano le benne piccole e ho dovuto spostarmi da Pagno. Sono andato a San Piero in Bagno e l’azienda è cresciuta cominciando ad assumere i primi dipendenti, e, crescendo sempre più, alla fine ci siamo stabilizzati a Sarsina.

Ecco: l’azienda è cresciuta. Quali sono stati i tre elementi che, secondo lei, hanno fatto cambiare il passo all’azienda?

Prima di tutto la richiesta dei mini escavatori che cresceva a due cifre all’anno, dove per due cifre all’anno intendo dire che cresceva di un 30-40% all’anno. In cinque anni la richiesta è passata da 0 a 1000-2000 macchine all’anno. In Italia oggi si vendono dagli 8000 ai 10000 mini escavatori e in Europa, sia in Germania che in Francia che in Svizzera, i numeri sono elevatissimi. Vent’anni fa però di mini escavatori se ne vendeva solo qualche centinaio.

Possiamo dire che ha avuto l’intuizione giusta?

Era un’esigenza del mercato che stava venendo fuori a cui nessuno aveva dato l’importanza necessaria.

Dopo tanti anni l’azienda quindi è cresciuta tantissimo. A settembre 2020 lei e altri imprenditori locali siete riusciti a portare a Sarsina una scuola superiore. Ci spiega perché e come è andata?

Io conoscevo la preside dell’Istituto Tecnico Marconi di Forlì e quando andavo a chiedere all’Istituto Tecnico Marconi dei progettisti e dei tecnici, della Valle del Savio ce ne erano molto pochi perché andare a Forlì per i ragazzi di Sarsina era scomodo e allora questi ultimi prendevano altre strade e sceglievano altre scuole. A quel punto ho chiesto all’Istituto di valutare l’apertura di una scuola in Valle del Savio. In Valle del Savio perché la Valle del Savio è una zona ricca di aziende di tutti i tipi, ma anche metalmeccaniche, forse anzi la prevalenza è costituita da aziende metalmeccaniche e quindi la scuola sarebbe servita sia alle aziende sia al territorio riducendo l’emorragia di giovani che in grande percentuale andavano via, mettendo in discussione la sopravvivenza del territorio stesso.

Pensando ai giovani, Signor Cangini, e considerando la sua esperienza, qual è il consiglio o il messaggio che lei si sente di dare ai giovani imprenditori di oggi, ma anche a quelli che hanno intenzione di percorrere questa strada in Italia?

Dare consigli è difficile perché anche io so sbagliare da solo. Quello che ho sempre fatto io: farti piacere ciò che fai e farlo con estrema serietà, non demoralizzarsi nei momenti difficili (perché ci sono) e credere sempre nel tuo progetto. Non è facile dare questi consigli perché ogni persona ha il suo modo di vivere e di prendere le cose, però l’importante è non fermarsi dietro al picco: guardare sempre oltre e come azienda puntare sempre al meglio. Non puntare mai sulle cose di basso livello: sul prezzo per esempio, o fare prodotti di basso livello. Se la Cangini Benne avesse prodotto cose di basso livello sarebbe stata spinta fuori dal mercato, per esempio dai Paesi emergenti dove le regole sono poche e i prezzi e la qualità basse. Il mio consiglio: produciamo sempre prodotti che hanno un livello qualitativamente alto, sicuri e rispettosi dell’ambiente.

Possiamo quindi sintetizzare con: tenacia, qualità, sostenibilità.

Signor Cangini dopo tanti anni lei ha ceduto le sue quote al Gruppo Lifco: ci racconti come mai e come vede l’evoluzione del mercato nei prossimi anni?

Ho ceduto le quote alla Lifco perché la Cangini Benne è cresciuta troppo per essere piccola ed è troppo piccola per essere grande. Noi esportavamo in tanti Paesi al mondo, ma oggi per crescere devi essere molto più grande rispetto alla Cangini Benne. Oggi ci sono dei colossi sotto i quali la Cangini rischiava di essere schiacciata. Le opportunità erano due: o creare un colosso italiano mettendo insieme altre aziende, tre o quattro aspirando a diventare un colosso a livello mondiale che avrebbe permesso di fare passi importanti, perché il mercato comunque in questo settore crescerà ancora tantissimo, oppure entrare a far parte di un grosso colosso, e purtroppo oggi i colossi non sono italiani ma solo esteri: tedeschi, finlandesi svedesi, americani e quindi non essendo riuscito a creare un colosso italiano, l’azienda è stata data a un colosso europeo.

A proposito di collaborazioni con altre aziende, e questa è l’ultima domanda: sappiamo che ha iniziato una nuova avventura all’interno di Officine Malaguti. Ci racconti come è nata questa idea. Sappiamo che passeggiavate al Bauma di Monaco la mattina presto insieme a Michele Magli suo amico e consulente ormai da anni.

Io e Michele siamo molto amici, oltre ad avere questo rapporto di lavoro: io credo che lui abbia contribuito molto allo sviluppo dell’azienda Cangini negli ultimi anni. Eravamo a Monaco di Baviera dove c’è una delle fiere più importanti del mondo e guardando un po’ la concorrenza e il mercato, che si vede bene in fiera quando ci sono tutti, siamo passati davanti allo stand della Malaguti e ho notato che noi quei prodotti non li avevamo, ma poteva essere interessante inserirli nella grande rete Cangini Benne. Ho chiesto un appuntamento con il titolare, il Signor Ivan Malaguti e da lì ci siamo incontrati fuori dalla Fiera nei giorni successivi e gli ho chiesto se fosse interessato a vendere una quota della Malaguti alla Cangini. Lui ha ritenuto che la crescita che la Malaguti avrebbe avuto con la Cangini sarebbe stata interessante e di respiro internazionale, un po’ come è avvenuto per la Cangini con il Gruppo Lifco, all’interno del quale ha assunto un profilo di livello mondiale. La Malaguti, allo stesso modo, con la Cangini si sarebbe aperta al mercato internazionale. La Malaguti quindi l’ho estrapolata dalla vendita, l’ho presa e inserita nella rete Val Savio Holding, che ho appena fondato, e il mio obiettivo è farla crescere a livello mondiale.

Se lei allora è d’accordo Signor Cangini, noi la inviteremo ad una prossima puntata de “Le nostre storie” nella quale ci racconterà qualche dettaglio di questa nuova avventura, futuri progetti e nuovi passi.

Avremo modo di rincontrarci per vedere un po’ l’evoluzione di questo nuovo progetto.

Grazie per averci raccontato la sua storia molto interessante e ci diamo appuntamento alla prossima volta, buona giornata e arrivederci.

Buona giornata a voi.

Intervista a cura di Anna Minutillo