Chi di noi non conosce Siri o Alexa? Quanti di noi chiedono loro un brano musicale o una ricerca sul web?

Alcune possibilità che oggi quasi diamo per scontate, sembravano fantascienza solo qualche anno fa. In realtà Siri, Alexa e altri dispositivi/software in grado di compiere le azioni suddette, fanno parte di un processo rivoluzionario che risale agli Cinquanta, ma che solo negli ultimi anni ha potuto svilupparsi in maniera più completa e definirsi così come lo conosciamo oggi: Intelligenza Artificiale (IA).

Che cosa è l’Intelligenza Artificiale?

L’Intelligenza Artificiale è quel particolare ramo dell’informatica che ha sviluppato sistemi hardware e software dotati di alcune capacità tipicamente umane, permettendo loro di gestire in autonomia processi decisionali.  Si tratta di capacità umane associate all’interpretazione del linguaggio (Natural Language processing), delle immagini (Image Processing), all’interazione con le persone, con le macchine, con l’ambiente, all’apprendimento e alla pianificazione. Dal punto di vista “tecnico”, l’Intelligenza Artificiale differisce da altri programmi e dispositivi, basati sulla programmazione di tecnici sviluppatori, per funzionare su un sistema di algoritmi che le permette di elaborare una grande quantità di dati, da cui trarre poi le dovute conclusioni.

Come ben sappiamo, l’elaborazione dei dati è una conquista fondamentale per le aziende che su di essa possono delineare scelte strategiche, campagne di Marketing e progettazione di prodotti e servizi, ed è quindi lecito pensare che l’Intelligenza Artificiale, che ne facilita il processo, condizioni in maniera determinante decisioni e organizzazione aziendale.

Per capire questo concetto è sufficiente riflettere su che cosa effettivamente i dispositivi e i software di Intelligenza Artificiale permettono di fare e come, di conseguenza, cambiano le nostre abitudini o modi di svolgere determinate azioni anche solo nel quotidiano:

  • Auto che controllano la nostra guida
  • Assistenti virtuali che organizzano le nostre agende
  • Software che ci propongono musica o contenuti basati sulle nostre scelte e i nostri gusti
  • Meccanismi di testo che ci aiutano a terminare la frase di una email solo dopo aver digitato le prime parole
  • Sistemi di videosorveglianza che analizzano le immagini elaborando eventuali situazioni “discostanti” dalla media per segnalare pericolo, urgenza, allarme
  • Sistemi in grado di avvertire sull’uso anomalo delle carte di credito o di operazioni bancarie non frequenti, appositamente concepiti per rintracciare frodi e così via…

Se in ambito privato l’adozione di queste tecnologie non riscontra grandi ostacoli e non necessita di particolari condizioni, il discorso diventa più complesso in ambito aziendale, cioè in un contesto altamente strutturato all’interno del quale ogni azione e ogni ruolo si definisce anche, e soprattutto, in base agli strumenti che si hanno a disposizione, nonché ai processi da essi determinati.

Una ricerca dell’Harvard Business Review ha evidenziato che solo l’8% di aziende leader nei rispettivi settori è riuscita ad applicare con successo l’Intelligenza Artificiale nei propri processi e all’interno della propria organizzazione e questo perché, sempre stando alle riflessioni svolte sullo studio e come accennato poco sopra, l’impatto di questa tecnologia necessita di un terreno in grado di guidarne gli effetti.

L’Intelligenza Artificiale in azienda

L’utilizzo dell’IA in azienda è molto diversificato: si va dalla raccolta di dati basata sui comportamenti e le preferenze dei clienti (analisi predittiva), fino all’utilizzo di macchine programmate per svolgere lavori ad alto grado di automazione in modo da reimpiegare il lavoro umano in fasi e processi a più alto valore aggiunto, all’utilizzo di chatbot (assistenti virtuali per condurre conversazioni con i clienti) o al reclutamento di talenti attraverso software in grado di raggruppare caratteristiche dei candidati e incrociarle con i requisiti richiesti.

Il primo aspetto su cui lavorare per predisporre un’impresa all’IA è, non a caso, la cultura aziendale: definire obiettivi e stabilire linee guida che conducano a raggiungerli è fondamentale per implementare i propri processi e migliorare la propria organizzazione attraverso l’Intelligenza Artificiale. Molti ostacoli e pregiudizi nei riguardi dell’IA, ad esempio, arrivano proprio dalla convinzione di alcuni manager di conoscere a fondo i propri clienti e di valutare superfluo o inaffidabile il calcolo algoritmico che ne individua invece gusti e interpreta comportamenti. Per abbattere questo tipo di resistenza si possono attuare pratiche di Change Management risultate utili in molti casi: far risaltare, in newsletter interne, i successi ottenuti attraverso l’utilizzo dei nuovi strumenti, e/o istituire premi e incentivi per chi ottiene per primo risultati attraverso di essi.

Adottare una tecnologia in grado di collaborare in maniera dirompente e pervasiva con l’essere umano, richiede una preparazione e un approccio differenti al proprio lavoro: saper tracciare con chiarezza in che cosa l’IA può supportare il lavoro umano in una determinata fase del processo, individuare costi e benefici del suo utilizzo in ogni step, può significare maggiore apertura e comprensione del team verso i nuovi strumenti e la loro utilità.

4 passi importanti

Tre consulenti McKinsey, Tim Fountaine, Brian McCarthy e Tamim Saleh suggeriscono 4 passi importanti:

  1. Identificare un’area aziendale per la quale l’IA farebbe la differenza in tempi ragionevoli e che comprenda diverse attività tra loro connesse, in maniera tale che la condivisone della tecnologia risulti più semplice e naturale
  2. Fornire al team dedicato le persone giuste che sappiano gestire e guidare verso l’utilizzo delle nuove tecnologie e facilitare il loro successo rimuovendo gli ostacoli al loro operare
  3. Rintracciare un obiettivo chiaro da raggiungere attraverso l’IA e esplorare in maniera dettagliata la direzione da seguire verso di esso
  4. Supportare i nuovi processi guidati dall’IA attraverso cambiamenti organizzativi quali la collaborazione interdisciplinare e mentalità agili e flessibili.

Prima di compiere questi passi, però, importante è stabilire e destinare un buon budget in attività per incentivare l’adozione dei nuovi strumenti. I tre consulenti hanno dichiarato che investire in attività quali training e comunicazione, ritenute propedeutiche a una nuova fase organizzativa, affiancate dal redesign e analisi dei processi, ha aiutato moltissime aziende a implementare il loro business con l’IA.

Ormai è fuori di dubbio: il vantaggio competitivo che un corretto uso dell’Intelligenza Artificiale può portare è fondamentale in un contesto in continuo cambiamento e la collaborazione uomo macchina sembra molto più adatta ad affrontarlo.

Scritto da Anna Minutillo


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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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