Viviamo un momento particolarmente delicato dal punto di vista geopolitico che, inevitabilmente, implica numerose sfide dal punto di vista economico. Le aziende ormai operano in un contesto sempre più globalizzato in cui non è più possibile ignorare gli equilibri internazionali per guidare le realtà produttive in maniera consapevole e competente, e, soprattutto, per prendere decisioni strategiche importanti.

Sebbene i cambiamenti derivanti dalla forte instabilità attuale, comportino sfide sistemiche per le aziende, analizzare in particolare le conseguenze che essa ha sulla supply chain, e in particolare, la supply chain del manifatturiero, può mostrare un quadro emblematico del difficile scenario in cui le aziende si trovano ad operare.

 

Il contesto

Le principali minacce per il settore manifatturiero alla luce delle difficili dinamiche geopolitiche attuali sono:

  • Conflitti armati e instabilità regionale: dalla guerra Russia -Ucraina, alla crisi in Medio Oriente fino all’instabilità africana si verificano e profilano interruzioni dei trasporti e delle rotte commerciali;
  • Sanzioni Economiche e Restrizioni Commerciali: sanzioni UE/USA a Russia, restrizioni USA su esportazioni verso la Cina e i recenti dazi USA comportano l’impossibilità di importare e/o esportare determinati prodotti e tecnologie, nonché l’interruzione dei rapporti con alcuni fornitori;
  • Dipendenza da materie prime strategiche: terre rare, cobalto, litio, acciaio alluminio, grafite naturale, nichel, gas naturale, sono tutte materie prime provenienti da paesi come Cina, Sud America, Russia, Paesi africani, inseriti in contesti critici, dai quali, dunque, possono derivare conseguenze quali blocchi, rallentamenti di produzione e volatilità dei prezzi;
  •  Aumento del Protezionismo e Rilocalizzazione Forzata: provvedimenti governativi, come ad esempio il Buy American Act statunitense, volto a garantire un’alta percentuale di acquisti di merce prodotta in territorio nazionale, e la conseguente rilocalizzazione forzata della produzione, sono misure adottate allo scopo di proteggere il comparto produttivo nazionale come conseguenza di blocchi commerciali e dazi doganali. Tutto ciò però, comporta, per le imprese, il rischio di aumento dei costi di produzione e la difficoltà di accesso ai mercati esteri con conseguente riduzione della competitività;
  • Cyber attacchi e Guerra Digitale: l’attuale instabilità ha creato situazioni di grande vulnerabilità, aprendo al rischio di attacchi informatici a sistemi logistici, produttivi, di comunicazione, causando blocchi operativi importanti, oltre che furto di dati sensibili, sabotaggi e manomissioni e conseguenti danni reputazionali ed economici. Una vera e propria guerra digitale in grado di influenzare totalmente i mercati.
  • Crisi energetiche: in un contesto incerto, minacciato da ognuna delle situazioni precedentemente elencate, i prezzi dell’energia aumentano provocando importanti crisi dalle forti ripercussioni sulle catene di produzione. Mancati rifornimenti e frequenti blackout rallentano l’operatività, ritardano le consegne e interrompono rapporti con i fornitori e clienti.
  •  Volatilità dei mercati: l’instabilità è la causa principale della volatilità dei mercati che ha diverse conseguenze sulle scelte e le azioni delle aziende. La fluttuazione dei prezzi delle materie prime rende difficile sia pianificare investimenti che accedere a linee di credito, bloccando la progettualità.

 

Alcune strategie possibili

Sono diverse le strategie di risposta emerse nel vivo dibattito di un contesto altamente rischioso:

  • Diversificazione della rete dei fornitori, evitando di concentrarsi su un’unica area geografica e aumento scorte di materie prime critiche: dalle guerre alle calamità naturali fino alle crisi politiche interne o alle epidemie, limitarsi a una zona specifica e a un ristretto gruppo di fornitori aumenta fortemente il rischio di interruzioni. Cercare di estendere il raggio di azione della catena di fornitura diventa fondamentale, così come valutare quando è il caso di aumentare le scorte di materie prime critiche, di difficile reperibilità altrove.
  • Mappatura delle rotte critiche: identificare i punti critici e gli eventuali colli di bottiglia lungo tutta la filiera degli approvvigionamenti e realizzare eventuali piani logistici alternativi, offre possibilità valide a eventuali momenti di crisi.
  • Accordi specifici con partner logistici: stipulare contratti flessibili con compagnie marittime, assicurazioni contro inadempienze e assicurarsi spazi magazzino aggiuntivi in hub più sicuri, sono dispositivi di sicurezza utilissimi.
  • Alleanze Strategiche: collaborare con partner e consorzi di settore per acquisti collettivi o logistica condivisa, può garantire una valida rete di supporto.
  • Digitalizzazione e tracciabilità: utilizzare tecnologie IoT, blockchain e soluzioni AI per aumentare la visibilità e il monitoraggio, aiuta a comprendere e seguire con competenza e prontezza d’intervento tutta la catena.
  • Mappatura legale: adottare strategie di mappatura legale come analisi predittiva dei partner, costante monitoraggio delle normative e introduzione di clausole di tutela, garantisce maggiore tranquillità in caso di crisi.
  • Investimenti nella cybersecurity: prevedere o aumentare gli investimenti nella cybersecurity per evitare attacchi informatici, che possono compromettere operatività e rapporti con i partner, protegge da vulnerabilità e inaffidabilità.

 

L’importanza di una visione geopolitica: un consiglio di lettura

Marco Valigi, professore presso l’ESCP Business School e l’Università Cattolica, nel suo libro Geopolitica per le imprese (Egea), spiega il ruolo della geopolitica nelle organizzazioni aziendali, con un focus sulle PMI.

L’assunto è che l’idea che la geopolitica possa essere utile alle piccole e medie imprese (PMI) appare inizialmente controintuitiva, poiché si tende a considerarla uno strumento adatto solo a grandi aziende. Tuttavia, proprio nelle PMI, dove ogni decisione pesa di più, l’introduzione di un’analisi geopolitica può avere un impatto strategico profondo.

Attraverso di essa, le PMI possono:

  • interpretare rischi e opportunità internazionali
  • adattare la propria organizzazione ai mutamenti del contesto
  • sviluppare una cultura aziendale più consapevole e resiliente

Gli scenari di rischio sopra esposti possono essere di conseguenza affrontati con strumenti “su misura”, particolarmente utili in assenza di grandi risorse, perché aiutano le imprese a prendere decisioni più informate e ridurre l’impatto di eventi esterni.

L’analisi geopolitica, se ben integrata, non è un costo, ma un investimento strategico.

Il libro invita le imprese italiane a non subire il mondo, ma a leggerlo, interpretarlo e usarlo come leva competitiva: la geopolitica, per Valigi, è una bussola per orientarsi nel caos globale.

Tale tesi, egli però sottolinea, non vale per tutte, bensì solo per quelle PMI solide e ben strutturate, dove un ruolo fondamentale lo gioca, in questa direzione, una leadership consapevole e trasformativa.

Scritto da Anna Minutillo

Foto di Lara Jameson – pexels

 


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