Contesto

Le aziende devono cominciare a capire che la sostenibilità non è un’aggiunta, una tinteggiatura di colore di un business che in fondo non cambia.

La partita sarà vincente se l’impresa riuscirà a re-ingegnerizzare processi e prodotti destinati al mercato a favore dell’ambiente e della società. Se invece continuerà a fare “business as usual” (…) sarà destinata al fallimento”.

Luciano Floridi, Professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab, e chairman del Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute, così spiega in un’intervista a EconomyUp, il fondamentale rapporto che innovazione e sostenibilità hanno in questo cruciale momento di trasformazione del mondo produttivo. Per molto tempo considerati concetti contrapposti (l’innovazione vista come ulteriore consumo di risorse nella sua corsa alle conquiste tecnologiche), in realtà oggi essi delineano, nella loro sinergia, l’enorme portato strategico e competitivo di un nuovo modo di fare impresa che coinvolge diversi aspetti della stessa, ridisegnandone il contesto e l’organizzazione.

Il punto focale della questione è determinato dalla nuova prospettiva in cui le aziende devono porsi nel considerare progettualità, programmi e investimenti: il pianeta è allo stremo, le risorse scarseggiano e il benessere sociale ed economico della collettività è un obiettivo che il business non può più ignorare. Laddove ci sono risorse ben gestite può esserci benessere e laddove c’è benessere l’economia trova terreno fertile. Il nuovo obiettivo delle imprese è seguire la teoria delle tre P: Pianeta, Persone e Profitto. Si tratta di un paradigma che permea il mondo produttivo in ogni suo aspetto e che prevede, pertanto, un approccio integrato da parte delle imprese.

Dalla gestione delle risorse umane, fino all’organizzazione del lavoro, dalla scelta delle materie prime al coinvolgimento della supply chain e degli stakeholder fino al consumatore finale, il cui approccio a tali tematiche è diventato cruciale, tutto concorre a delineare il nuovo profilo di un’azienda che, attraverso un vero e proprio processo innovativo, può diventare sostenibile.

Innovability

Innovability (Innovation+Sustainability), termine coniato per la prima volta dal Gruppo Enel, designa in maniera esaustiva il concetto di innovazione sostenibile: conciliare la salvaguardia del pianeta e delle sue risorse con i processi di innovazione aziendale fornendo servizi e beni in grado di garantire il raggiungimento di obiettivi di forte valore sociale.

L’innovazione sostenibile si basa su:

  • Precisi criteri di misurazione delle performance ambientali dei produttori
  • Comunicazione trasparente
  • Risposta adeguata a una platea di consumatori consapevole, evoluta ed esigente

Innovazione sostenibile vuol dire, allo stesso tempo, comprendere che molte decisioni e molti progetti, costituiscono scelte strategiche che garantiscono la connessione tra sostenibilità e redditività: virare verso le energie rinnovabili, investire in formazione, garantire ritmi e organizzazione di lavoro più equi e affrontabili, privilegiare sistemi non impattanti sull’ecosistema, per citare solo alcuni meccanismi virtuosi, porta molti più rientri economici sul lungo periodo dei costi sostenuti per attuarli. Ormai l’attenzione verso i cambiamenti climatici è un fattore importante per governi, istituzioni e grandi organizzazioni e, come tale, anche a livello normativo diventa fondamentale rimanere al passo e intraprendere un percorso sostenibile, in termini di modelli di gestione, in un momento in cui tale operazione è agevolata e favorita, piuttosto che in un futuro in cui essa rappresenterà un obbligo a cui, a costi enormi, bisognerà fare fronte. Le aziende devono considerare il problema del loro impatto sociale e ambientale come un vero e proprio problema di business standardizzando pratiche che mirino ad una sua soluzione.

Affinché però l’Innovability costituisca davvero un vantaggio competitivo, bisogna che sia misurabile e concreta, che mostri davvero i suoi effetti e risultati sia a livello ambientale che sociale. Ma come misurarla? Francesco Iervolino, Partner Deloitte Officine Innovazione, ce ne dà un’idea con queste parole: “Sicuramente attraverso un’analisi di risultati tangibili quali, per esempio, il numero dei progetti sviluppati e il riscontro positivo non solo sul conto economico dell’azienda, ma anche sul tipo di impatto in termine di sostenibilità ad ampio spettro. Questo è possibile attraverso un business plan in cui i KPI vengano definiti dall’inizio e che contenga non solo la parte economica del valore atteso, ma anche obiettivi legati all’utilizzo delle risorse, delle componenti ambientali e sociali”.

Scritto da Anna Minutillo

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


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