“Ci sono rapporti tra le industrie, a volte semplici, ma spesso molto complessi, che entrano in gioco e complicano l’analisi. Tra questi uno dei principali è il fenomeno della simbiosi industriale. Con questo si intende l’insieme degli scambi di risorse tra due o più di industrie dissimili”

George T. Renner

Economic Geography

Vol. 23, No. 3 (Luglio 1947), Taylor & Francis, Ltd.

In questo estratto di articolo, pubblicato nel 1947, compare per la prima volta l’espressione “simbiosi industriale”, intesa come scambio di risorse tra diverse industrie. Da allora il concetto si è ulteriormente sviluppato ed evoluto fino a diventare una importante strategia alla base di un modello di economia circolare oggi interessante per perseguire e realizzare pratiche sostenibili.

Cenni storici

Nel 1989 Robert Ayres introduce il parallelismo tra biosfera e tecnosfera: ispirandosi al funzionamento della biosfera, la cui evoluzione di sistema ha portato ad un uso efficiente delle risorse e delle energie, egli teorizza la possibilità che anche nella tecnosfera, intesa come sistema di industrie, si debba puntare a sfruttare e recuperare i sottoprodotti non utilizzati al fine di efficientare al massimo ogni processo, ottimizzare il consumo di energia e ridurre in maniera consistente gli scarti rilasciati nell’ambiente.

La riflessione viene ripresa nel 1992 dallo scienziato americano Robert Frosch che introduce il concetto di “ecologia industriale”: al pari di un ecosistema naturale anche i sistemi eco-industriali devono puntare alla riduzione dei rifiuti, ma allo stesso tempo, alla massimizzazione dello sfruttamento delle risorse e delle energie recuperando i prodotti a fine vita o gli scarti di lavorazione come input per altri processi produttivi.

Base teorica

Le teorizzazioni sopraesposte e gli studi condotti negli anni definiscono la simbiosi industriale come la possibilità di realizzare infrastrutture che colleghino diversi stabilimenti industriali al fine di permettere loro lo scambio di risorse, energia/acqua, sottoprodotti, servizi e competenze in una sorta di meccanismo di integrazione che porti vantaggio competitivo basato sulla collaborazione e condivisione. In quest’ottica si può parlare di “metabolismo industriale” inteso come la possibilità che il funzionamento di un’industria possa costituire risorsa per il funzionamento di un’altra, attraverso lo studio dei diversi processi, delle materie prime utilizzate, del flusso dei diversi materiali al fine di individuarne le opportunità sinergiche. La collaborazione che ne deriva crea cicli delle risorse e cicli industriali chiusi, la cui massima ottimizzazione rappresenta un virtuoso esempio di economia circolare.

Un esempio su tutti

Per comprendere meglio l’applicazione del concetto di simbiosi industriale ci viene in aiuto un esempio su tutti: la rete di Kalundborg in Danimarca. Il fulcro della rete è la Asnæs Power Station, una centrale a carbone da 1500 MW attualmente collegata, attraverso la condivisione di materiali ed energia, sia alla comunità locale che a diverse aziende della zona in questo modo:

  • Il calore prodotto in eccesso dalla centrale viene utilizzato per il riscaldamento di 3500 abitazioni e di un allevamento ittico, mentre i fanghi di quest’ultimo vengono poi venduti come fertilizzante.
  • Il vapore prodotto dalla centrale viene destinato alla Novo Nordisk, un’azienda farmaceutica e alla Equinor/Statoil, una raffineria di petrolio.
  • Il gesso contenuto nei sottoprodotti risultanti dall’abbattimento di zolfo viene destinato a un produttore di pannelli per pareti che in questo modo soddisfa quasi tutte le sue esigenze di gesso, riducendo notevolmente l’attività di estrazione.
  • Le ceneri volanti e il clinker prodotti dalla centrale elettrica vengono destinate alla costruzione di strade e alla produzione di cemento.

La Fondazione Ellen McArthur, che ha analizzato i risultati del lavoro di Kalundborg, ha riportato che i risparmi annui delle imprese del circuito ammontano a: 14 milioni di euro, 3.6 milioni di m3 di acqua, 87.000 t di risparmio di materia, 100 GWh di energia, 635.000 t di CO2.

Simbiosi bottom-up e simbiosi top-down

L’esempio di Kalundborg è un tipo di simbiosi industriale con approccio bottom-up: la sua formazione è stata stimolata da particolari accordi tra i diversi attori coinvolti al fine di condividere e ottimizzare energia e risorse, senza previa specifica programmazione. Il tutto è nato e si è sviluppato nel corso degli anni grazie all’intuizione di imprenditori ed enti locali che hanno saputo interpretare le relative esigenze in chiave sinergica.

L’approccio top-down, di contro, deriva da specifica programmazione e preciso progetto di creazione di rete e relazioni in chiave ecologica per realizzare sistemi a ciclo chiuso, come per esempio, gli eco-parchi industriali. Il risultato simbiotico è il medesimo.

I vantaggi della simbiosi industriale

La simbiosi industriale comporta i seguenti vantaggi:

  • ambientali
  1. notevole riduzione dello sfruttamento delle risorse del pianeta, sostituite dai materiali di scarto o da sottoprodotti di altre industrie;
  2. notevole riduzione dell’inquinamento derivante dalle operazioni di estrazione e recupero di materie prime dall’ambiente;
  • economici
  1. notevole riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti;
  2. notevole riduzione dei costi di approvvigionamento delle materie prime;
  3. ottimizzazione dei processi industriali;
  4. opportunità di apertura verso nuovi mercati;
  • sociali
  1. nuove opportunità occupazionali;
  2. collaborazione tra soggetti differenti;
  3. sviluppo del territorio;

Il programma Enea

In Italia ENEA ha istituito un preciso ed accurato programma di attuazione di politica di simbiosi industriale attraverso una vera e propria “metodologia per il coinvolgimento delle aziende, una piattaforma di simbiosi industriale per il matching delle risorse, la rete italiana di simbiosi industriale SUN per la condivisione e promozione delle esperienze e vari progetti che a livello regionale, nazionale ed internazionale, sviluppano modelli di economia circolare attraverso l’approccio della simbiosi industriale”, come riporta il sito https://www.eai.enea.it/archivio/rivoluzione-economia-circolare-sommario/la-simbiosi-industriale-e-territoriale.html.

Il programma si sviluppa in tre fasi: la prima mira all’analisi delle attività territoriali per individuare possibili soggetti adatti a far parte della rete e alla creazione di un database che definisce la mappatura produttiva del territorio; la seconda è l’organizzazione di workshop miranti all’incontro tra domanda e offerta attraverso schede di input-output elaborate da ENEA; la terza prevede la consultazione degli stakeholder attraverso incontri con attori differenti per redigere, modificare e approntare manuali con linee guida da consegnare alle aziende.

Dal concetto, agli studi, alle esperienze, la storia della simbiosi industriale ha radici nel passato, trova rispondenza nel presente e, molto probabilmente, sarà un validissimo modello per il futuro.

Scritto da Anna Minutillo

Credit Photo: Wikimedia Commons


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